Per quanto tempo si può guardare uno spazio vuoto senza provare noia? Per quanto tempo ci si può trovare in situazioni claustrofobiche in cui non accade pressoché nulla? Fassbinder ha sempre convissuto con la sua
Adriana abbassa la coperta dal volto. Il tessuto è ricamato con degli intagli che non le permettono di nascondersi davvero: dai fori osserva l’uomo con cui ha passato la notte, uno scrittore in carriera, che
“Sono felice”, “Provo gioia”, “Sei triste?”, “Voglio provare ancora felicità”: queste frasi si ripetono costantemente nell’opera di Agnès Varda contraddistinta da colori allegri, prati fioriti, sorrisi e - soprattutto - amore. C’è tutto, però, tranne
Tutto quello che c’era prima, tutti gli altri personaggi, tutte quelle cose che arricchivano il soggetto, spariscono: restano solo i due personaggi principali, nudi come li vediamo. L’intento è lasciare che la storia abbia il
“Pierrot le fou”, girato nell’estate del 1965 così rapidamente da consentire la presentazione alla mostra di Venezia nell’agosto dello stesso anno, è senz’altro uno dei più ricchi, sfaccettati, variegati film di Godard.
La giovane Marion sottrae quarantamila dollari alla ditta presso la quale lavora, a Phoenix, Arizona, e scappa a San Francisco, dove conta di riunirsi al suo amante Sam, che esita a divorziare dalla moglie ricca.