AGNÈS VARDA, PLAISIR D’AMOUR EN IRAN: LINGUA E LINGUAGGIO ARCHITETTONICO
Ringrazio la sedia la scala la poltrona che mi accoglieva in improvvisa debolezza quando improvvisa entrava nella stanza del tuo corpo assoluto la certezza. da Poesie (1974-1992), Patrizia Cavalli È il minuto 08:06 del film del 1964 Bande à part quando fa irruzione nelle vicende del triangolo amoroso Franz-Arthur-Odile la voce off di Jean-Luc Godard, […]
JE, TU, IL, ELLE, DI CHANTAL AKERMAN: A CHI SI PARLA QUANDO SI PARLA DA SOLI
“Il fatto è che, pur dentro, io continuavo in certo qual modo a rimanere fuori. Come se quella stanza non fosse abbastanza capiente e lasciasse pezzi di me in corridoio, nella più prepotente repulsione di cui ero mai stata vittima. Io, lì dentro, non ci stavo”, scrive Clarice Lispector ne La passione secondo G.H. Sono gli spazi, – quindi la casa – ma ancora di più le stanze a definire l’inizio della riflessione di Chantal Akerman in una delle sue opere più lucide e disperate, Je, tu, il, elle.
IL FEMMINILE COME SPAZIO DI IMMAGINAZIONE E PROGETTAZIONE: AGNÈS VARDA E PANE E TULIPANI
Esiste un recesso di cinema che tenta di catturare sullo schermo tutti i frammenti che compongono il reale. Questa tipologia di cinema non risponde a un’esigenza banale e usurata di immortalare sulla pellicola l’aspetto tangibile della realtà in una smania di mimesi da romanzo realistico ottocentesco, ma punta a far riemergere nella rappresentazione visiva le […]
HOU HSIAO-HSIEN, MILLENNIUM MAMBO: L’IRREALE INTATTO DENTRO IL REALE DEVASTATO
«I film hanno bisogno delle persone più che delle storie. Anche i paesaggi ospitano emozioni. (Hou scriveva spesso su carta colorata i caratteri giapponesi “天地有情”, che significano “il cielo e la terra hanno sentimenti”. Queste parole mettono in guardia dal vedere il mondo in modo antropocentrico). I dettagli della vita (ad esempio, “mangiare”) dovrebbero essere […]
DAMMENE TROPPA. L’OCCHIO D’ORO DI MARCO MELANI NEL FILM DI CHIARA SEGHETTO
“Dammene troppa” – di marmellata – chiedeva alla mamma il bambino citato dallo scrittore e aforista francese noto come Chamfort. Quest’espressione ricorre nei testi scritti da enrico ghezzi (rigorosamente minuscolo) e raccolti nel libro L’acquario di quello che manca (a cura di Aura Ghezzi e Alberto Pezzotta, con un testo di Elisabetta Sgarbi, La nave […]
JANE CAMPION, LEZIONI DI PIANO: PER UNA FENOMENOLOGIA DELLA MUSICA E DEL SUONO
«La voce che sentite non è la mia voce. È la voce del mio pensiero»: i colori e le forme del mondo sono oscurate dalle dita di Ada, creatura muta – per scelta – ma non silenziosa. La sua voce è quella che nasce dalle sue stesse dita che, nella sequenza di apertura, scandiscono una […]
YORGOS LANTHIMOS, KINETTA: LA PANTOMIMA DELLA VIOLENZA
Una giovane donna dal fare straniato, al bancone della sala ristoro di un desolato hotel di Kinetta, località turistica balneare nei pressi di Corinto, prima di sorseggiare il suo caffè si rivolge con una domanda inattesa all’inserviente del bar: «Ho qualcosa nel mio occhio?». La battuta, la prima di poche presenti in questo film dominato […]
DOMICILE CONJUGAL, FRANÇOIS TRUFFAUT: DI PARI PASSO CON L’AMORE E LA MORTE
Riconoscere rassicura. E in Domicile conjugal – ultimo capitolo delle avventure esistenziali di Antoine – si possono individuare una quantità di cose riconoscibili; i personaggi principali, per cominciare, che sono gli stessi di Baisers volés (Jean-Pierre Léaud e Claude Jade), e poi i coniugi Darbon, ovvero i genitori di Christine. Ma anche alcuni personaggi minori, come l’amico in perenne difficoltà finanziarie, che ad ogni incontro occasionale riesce a scroccare ad Antoine nuovi prestiti con la promessa iterata di una pronta restituzione.
LE DIABLE PROBABLEMENT, ROBERT BRESSON: UNA VISIONE FATALISTA O – FORSE – UNA PRESA DI COSCIENZA
“Ha una solitudine lo spazio, / solitudine il mare/ e solitudine la morte – eppure/ tutte queste son folla/ in confronto a quel punto più profondo/ segretezza polare/ che è un’anima al cospetto di se stessa/ infinità finita”, ha scritto Emily Dickinson. Proprio da una solitudine – che non è isolamento – ha inizio la riflessione di Robert Bresson ne Le diable, probablement.
BARKING DOGS NEVER BITE: L’INDECENTE E MALATO NEL CINEMA DI BONG JOON-HO
«Premetto a questo proposito che – e questo non lo si potrà ragionevolmente negare – l’immorale e riprovevole e malato esistono dal punto di vista della società del tutto a buon diritto. Ma allora vi sono soltanto tre possibilità a favore della tesi sostenuta: o l’indecente e malato, rappresentato da un artista, non è assolutamente […]