PETITE MAMAN, CÉLINE SCIAMMA: SULLA SOGLIA DEL TEMPO

Cosa significa attraversare il dolore soffocato di un lutto indiretto quando si vive ancora nel mondo ovattato ma vigile dell’infanzia? Come superare le malinconie altrui e proprie che sfiorano come una brezza, come una carezza della mano di una nonna sul proprio viso bambino? Con quali strumenti emotivi avvicinarsi al dolore della perdita e al profumo che rimane sugli oggetti della persona che non c’è più?

DJIBRIL DIOP MAMBÉTY, TOUKI BOUKI: TRATTATO DI NOMADOLOGIA

«Va’ alla tua prima pianta e là osserva attentamente come scorre l’acqua a partire da questo punto. La pioggia ha dovuto trasportare le sementi lontano. Segui i rigagnoli che l’acqua ha scavato, così conoscerai la direzione dello scorrimento. Cerca allora la pianta che, in questa direzione, si trova più lontano dalla tua. Tutte quelle che […]

DAGUERRÉOTYPES, AGNÈS VARDA: CRONACHE D’IMMOBILITÀ, MOMENTI VUOTI E SOGNI MANCATI

Sembra l’inizio di una favola: “Tutto è cominciato a causa di Au Chardon Bleu, un insolito negozio vicino casa mia, in Rue Daguerre”, ci dice Agnès Varda. Sono le vetrine ad averla attratta, o l’aria del passato che si respira al suo interno, come un profumo di inventario interrotto. Lì ci sono gli stessi oggetti, da venticinque anni, fissi e immobili, come se il tempo si fosse fermato. Eppure – in qualche modo – le cose e le persone hanno subito una loro evoluzione, ed è proprio questo cambiamento (non necessariamente inteso come miglioramento, ma solo come sviluppo) che Agnès indaga, assumendo il solito sguardo poetico.

AGNÈS VARDA, PLAISIR D’AMOUR EN IRAN: LINGUA E LINGUAGGIO ARCHITETTONICO

Ringrazio la sedia la scala la poltrona che mi accoglieva in improvvisa debolezza quando improvvisa entrava nella stanza del tuo corpo assoluto la certezza. da Poesie (1974-1992), Patrizia Cavalli È il minuto 08:06 del film del 1964 Bande à part quando fa irruzione nelle vicende del triangolo amoroso Franz-Arthur-Odile la voce off di Jean-Luc Godard, […]

JE, TU, IL, ELLE, DI CHANTAL AKERMAN: A CHI SI PARLA QUANDO SI PARLA DA SOLI 

“Il fatto è che, pur dentro, io continuavo in certo qual modo a rimanere fuori. Come se quella stanza non fosse abbastanza capiente e lasciasse pezzi di me in corridoio, nella più prepotente repulsione di cui ero mai stata vittima. Io, lì dentro, non ci stavo”, scrive Clarice Lispector ne La passione secondo G.H. Sono gli spazi, – quindi la casa – ma ancora di più le stanze a definire l’inizio della riflessione di Chantal Akerman in una delle sue opere più lucide e disperate, Je, tu, il, elle. 

IL FEMMINILE COME SPAZIO DI IMMAGINAZIONE E PROGETTAZIONE: AGNÈS VARDA E PANE E TULIPANI

Esiste un recesso di cinema che tenta di catturare sullo schermo tutti i frammenti che compongono il reale. Questa tipologia di cinema non risponde a un’esigenza banale e usurata di immortalare sulla pellicola l’aspetto tangibile della realtà in una smania di mimesi da romanzo realistico ottocentesco, ma punta a far riemergere nella rappresentazione visiva le […]

HOU HSIAO-HSIEN, MILLENNIUM MAMBO: L’IRREALE INTATTO DENTRO IL REALE DEVASTATO

«I film hanno bisogno delle persone più che delle storie. Anche i paesaggi ospitano emozioni. (Hou scriveva spesso su carta colorata i caratteri giapponesi “天地有情”, che significano “il cielo e la terra hanno sentimenti”. Queste parole mettono in guardia dal vedere il mondo in modo antropocentrico). I dettagli della vita (ad esempio, “mangiare”) dovrebbero essere […]

DAMMENE TROPPA. L’OCCHIO D’ORO DI MARCO MELANI NEL FILM DI CHIARA SEGHETTO

“Dammene troppa” – di marmellata – chiedeva alla mamma il bambino citato dallo scrittore e aforista francese noto come Chamfort. Quest’espressione ricorre nei testi scritti da enrico ghezzi (rigorosamente minuscolo) e raccolti nel libro L’acquario di quello che manca (a cura di Aura Ghezzi e Alberto Pezzotta, con un testo di Elisabetta Sgarbi, La nave […]