ELLES S’ÉLÈVENT, CES FORTERESSES ÉPONGES: QUANDO LA MEMORIA SENSORIALE DIVENTA INFIAMMABILE COME LA PELLICOLA

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Così certi fotogrammi in bianco e nero
nella nostra mente certi giorni sanguinano
dome vicino alla tempia la Mémoire
di Magri e, ma in altri giorni scorrono quieti
come nel buio del cinema un bel film.

V. Lamarque, Come nel film Le ballon rouge (1956) in L’amore da vecchia

Se Vivian Lamarque pensa a Carl Gustav Jung quando scrive una1 delle sue poesie dedicate alla sua personale esperienza con la settima arte nella raccolta L’amore da vecchia, al contempo Guillame Vallée sembrerebbe aver attinto alle immagini interiori del Libro rosso, il libro segreto del filosofo svizzero da lui dedicato a una totalizzante attività di sperimentazione e con il quale egli iniziò ad occuparsi per la prima volta di immaginazione attiva.

I contenuti archetipici della psiche citati da Jung nella sua opera, derivati da quella che egli stesso arriva a definire, in termini di paragone, una discesa negli inferi, ricordano per alcuni versi, nel presente, quelli lasciati anche dalle tracce caleidoscopiche, fosforescenti e in continuo mutamento di Vallée. Queste tracce, che nascono entrambe dalla sorgente di una memoria personale, somigliano quindi a delle fiamme e vengono accostate dal regista e artista visuale canadese all’utilizzo e alla lavorazione della materialità della pellicola, al dettaglio dell’emulsione come processo di rianimazione, in questo caso, di ricordi riguardanti un’adolescenza dimenticata.

Come se desiderasse riapprodare a quel periodo storico in cui la pellicola cinematografica era ancora permeata dalla nitrocellulosa – ossia da un composto chimico altamente infiammabile – il regista Guillame Vallée sembra voler compiere un implicito viaggio nel tempo a ritroso non solo del suo vissuto. Vallée, scrivendo delle nostre gioie minerali, sembra voler attraversare simbolicamente anche la stratificata composizione di dimenticati archivi di pellicole cinematografiche, dove ciascuna di esse è destinata all’oblio o alla sua dissoluzione2, talvolta, dal suo rapido scorrere o per il banale e inatteso capolino di un solitario spiraglio di luce. Tornando, da una parte, a lavorare con l’analogico e, dall’altra, a esplorare le sensazioni derivanti dalla riemersione della propria memoria interiore, Vallée proietta il nostro sguardo di spettatori in direzione di crepe luminose, talvolta molto simili a delle costellazioni.

Per la realizzazione del suo cortometraggio d’animazione dal titolo elles s’élèvent ces forteresses éponges (2022), che quest’anno è in concorso alla quinta edizione del Ribalta Experimental Film Festival di Vignola, Vallée dona al suo bagaglio sensoriale e alle sue immagini materiche, che dal loro presentarsi come un unico substrato bidimensionale divengono sempre più degli spugnosi avamposti per la psiche universale, la possibilità di essere coinvolti in possibili incendi. Vampe che possano avere una connotazione intima e personale, a livello intrinseco, proponendo allo spettatore – a partire da essa – di rinnovare il proprio linguaggio attraverso delle seconde possibilità.

Andando oltre l’immagine statica, il regista sembra rivolgere allo spettatore un plasmabile input per formulare una riflessione sulla conservazione della pellicola in tempi post-moderni. Vallée, coinvolgendo visivamente nel testo flora e fauna, talvolta sovrapponendoli ai volti, e sonoramente universo e battito cardiaco, inserendoli nel tintinnio di quelli che somigliano a innumerevoli scacciapensieri, dà vita a un embrassement circoscritto e sovrascritto, talvolta graffiato o rimodellato da un turbinio di colori che non invadono volti e corpi ma che osano renderli, nel suo lavorio, ancor più visibili poiché presentati a noi su un altro piano. Come quasi a voler dire: si vada stavolta oltre il razionale3, dove vediamo nitidamente, dove, oltre questa linea, prima di tornare sul nero, ci siamo (non ancora, ma nuovamente) noi.

  1. V. Lamarque, Come nel film Il tempo dei gitani (1988), L’amore da vecchia, Mondadori, 2022.
  2. Si pensi simbolicamente, ad esempio, al primo bruciare della pellicola conservata so o al le o da Salvatore e al consecutivo momento dell’innesto del grande incendio, nella cabina di Alfredo e della vista – anche, in Nuovo Cinema Paradiso (G. Tornatore; 1988).
  3. Ma non per forza contrariamente a ciò che sentiva Spinoza, si pensi ad esempio a quello che è implicato, per lui, nella gioia non passiva, quindi in un desiderio della vita; un desiderio che rifle e se stesso, un desiderio che non è a priori irrealizzabile.

Bibliografia

C.G. Jung, Il libro rosso. Liber Novus. Edizione studio, Bollati Boringhieri, 2012
V. Lamarque, Come nel film Il tempo dei gitani (1988), L’amore da vecchia, Mondadori, 2022