La forza della memoria e i suoi impatti sulle nostre vite e sulla percezione del mondo. Belle Lettres, sezione di Ribalta Experimental Film Festival dedicata a memoria e autobiografia, risponde con una selezione di corti sulla forza del ricordo, vicino e lontano, in relazione alla nostra percezione esclusiva delle memorie – chiare e nitide, lontane e sfocate, di fiction o archivio – per una testimonianza fedele, ed emotiva, di tutto ciò che nel nostro piccolo ma gigantesco universo personale arriviamo a chiamare storia.
Kindergarten di Yann les Jours, corto brevissimo incentrato sul ricordo di un’esperienza di infanzia della protagonista Valeriya, è testimonianza diretta di come i rapporti vivano nelle reminiscenze di gesti semplici, piccoli momenti di apparente insignificanza per cui ci si chiede come abbia fatto il cervello a tenerseli stretti. Stanno lì, sedimentano, e rivivono più forti mentre bussano alle porte della memoria presentandosi come fendenti veloci e inevitabili.
La forma cinema sperimentale di les Jours continua, dopo i suoi due precedenti lavori Mars e Sonnet, nella costante ricerca di una poetica scaturita dalla frammentazione di forma e contenuto. Valeriya è seduta e in silenzio, mentre la registrazione della sua voce fuoricampo, con tanto di interventi di regia di les Jours (immortalato in uno specchio retrostante mentre riprende), racconta la storia fermandosi, incespicando, ripetendosi, in un eterno ritorno metanarrativo utile a testimoniare quanto i dettagli cambino, mentre la sostanza affettuosa del ricordo rimane intatta. Un insegnamento per affrontare il ricordo non come granitico fatto già avvenuto, ma come flusso spezzato e sempre interrogabile.
Il ricordo non è solo memoria fisica ma anche esperienza spirituale legata a immagini e parole. Nella tradizione di Mekas, maestro della commistione lirica e visiva, in La Force Alberto Baroni costruisce un racconto basato su immagini sfocate e cromaticamente saturate di riti e panorami indiani. Il risultato è un prodotto filosofico di immagini intrise di malinconia, scaturita anche dalle parole che le accompagnano, tanto da domandarsi se lo scopo di Baroni non fosse proprio quello di creare una visione melancolica.
La visione è la proiezione di desideri e volontà, paure e timori verso una dimensione spazio temporale indefinita. Una testimonianza chiara già nelle parole del cartello all’inizio del corto: Caro amico, raccolgo le ultime ombre, le ultime luci, prima che la vista mi abbandoni completamente. Finché avrò forza, continuerò a viaggiare e scriverti. Chi sa cosa mi aspetta al di là del buio.
Arriviamo a uno dei film migliori di questa edizione di Ribalta Experimental Film Festival, That day, on the River di Lei Lei. Nel 2016, Lei Lei e il padre visitano per due volte il paese originario della famiglia. I viaggi e le permanenze diventano occasione di dialogo in cui il padre ricorda il passato e le cose che, da piccolo, non sapeva fare. Ne esce così un’opera toccante, che alterna racconti personali divertenti a struggenti malinconie accompagnate da immagini d’archivio di eventi sportivi, manifestazioni, paesaggi e mondi ormai scomparsi nello scorrere del tempo. La sovrapposizione di elementi pittorici al materiale d’archivio conferisce un’originalità tale da poter considerare sperimentale un’opera nettamente più fruibile delle altre due proposte, anche da un pubblico meno interessato alle avanguardie.
La sezione Belle Lettres diventa allora testimonianza forte di come i ricordi, nelle loro varie forme, sono sempre strumenti di riflessione utili a porre domande sulla propria condizione emotiva, civile, politica e storica. Un modo intelligente di mettere in dubbio noi stessi, le nostre memorie e il modo in cui le usiamo ogni giorno per leggere e interpretare il mondo.