Su MUBI c’è La bataille de Solférino di Justine Triet.
“Intimamente epico” è la definizione che Marzia Gandolfi ne dà, su MyMovies, di La bataille de Solférino di Justine Triet (il suo Anatomie d’une chute ha vinto la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes). Ed è quanto mai azzeccata perché la Triet cala effettivamente il privato in un contesto pubblico senza dubbio epico quale l’elezione di Hollande nel 2012. Come nell’incipit di Les Misérables (la vittoria della Coppa del mondo), anche qui la finzione (della relazione tossica tra Laetitia e Vincent) è messa in scena nel corso di un evento pubblico particolarmente importante. Agli scontri tra socialisti e destra francese, tra esponenti di questa e la polizia, fa eco il rapporto altrettanto violento tra i due protagonisti. Che non si ascoltano, più che non parlarsi, la qual cosa assume un significato politico particolarmente esplicito. La Triet filma tutto come se non ci fosse mediazione (i due attori hanno gli stessi nomi dei loro personaggi). La sua è una caméra-stylo che indaga i moti dell’animo umano. Nel privato e nel sociale.
