A partire da questa sera, 25 ottobre, e fino al 30 ottobre 2023, il Festival Archivio Aperto, promosso e organizzato dalla Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, inaugurerà la sua XVI edizione.
Primo festival dedicato alla riscoperta del patrimonio filmico privato e amatoriale e alla sperimentazione grazie alla presenza di opere di found footage, Archivio Aperto ripropone per il secondo anno un concorso internazionale con 19 titoli provenienti da più di 20 paesi, selezionati tra le oltre 300 proposte, tra cui 9 anteprime italiane. I film si contenderanno tre premi (Miglior Lungometraggio, Miglior opera breve e Miglior contributo artistico nel riuso dei materiali d’archivio) assegnati da una prestigiosa giuria di esperti – composta dall’artista Fiona Tan, dalla regista Adele Tulli e dal programmatore di CPH:DOX Mads K. Mikkelsen – oltre al premio Amateur is a Lover attribuito dalla Giuria Giovani formata da studenti universitari.
Il Festival racchiude nel proprio nome la premessa e l’obiettivo del lavoro dell’archivio, ossia aprirsi, sbocciare (e questo termine non è casuale), in una doppia direzione, scavando nel passato e proiettandosi verso il futuro. Lo slogan di quest’anno, infatti, The future is memory, si pone come titolo programmatico di una moltitudine di iniziative che animeranno vari luoghi della città di Bologna (il Cinema Odeon, il Teatro delle Moline, il Cinema Lumiere e il Complesso Ex Chiesa di San Mattia, sede dell’Archivio), grazie alla proiezione dei film in concorso e a un ricco programma di eventi.
Il concorso vede la partecipazione di opere assai diversificate e complesse, profondamente personali e collettive al tempo stesso, tanto da portare il co-direttore e selezionatore Sergio Fant ad affermare che “la selezione 2023 di Archivio Aperto si presenta come una preziosa occasione di esercizio politico collettivo, che si nutre di immagini dall’intera storia del cinema e dei media, offerte ai nostri sguardi contemporanei.”
Infatti, tra le opere di particolare rilievo internazionale verrà proiettato Non – Aligned: Scenes from the Labudović Reels di Mila Turajlić, presentato all’IDFA Festival, documentario che ricostruisce la storia del Movimento dei Paesi non allineati attraverso filmati inediti girati da Stevan Labudović, il cameraman del presidente jugoslavo Tito. In anteprima italiana, El Juicio, del regista argentino Ulises De La Orden, presentato alla Berlinale 2023, che ricostruisce, a partire da 530 ore di archivi audiovisivi inediti, il processo alla Giunta Militare argentina dopo la caduta della dittatura. Il film R 21 aka Restoring Solidarity, di Mohanad Yaqubi, profonda riflessione a partire da una collezione di 20 film in 16mm, custoditi a Tokyo dal movimento giapponese di solidarietà con la Palestina, agisce come una macchina del tempo, un archivio in movimento.
Altro materiale d’archivio manipolato troviamo in Scenes of extraction di Sanaz Sohrabi, una costellazione di immagini provenienti dagli archivi della British Petroleum che documenta la vasta rete coloniale dietro il complesso energetico britannico che si estendeva in tutto l’Iran. Il film analizza il rapporto tra l’economia politica della fotografia, le tecnologie d’archivio e la storia visiva dell’estrazione delle risorse in Iran.
Composto da estratti di 70 film prodotti dall’Educational Film Studio di Lodz negli anni ’60 e dai primi adattamenti radiofonici di Solaris, Solaris mon amour di Kuba Mikurda è uno straordinario documentario di found footage ispirato a Solaris di Stanisław Lem. Una storia personale, simile a una trance, sulla perdita, il lutto e la memoria.
A proposito di memoria, in That Day, on the River, del regista cinese Lei Lei, ritagli di giornale, fotografie storiche e un film su una giocatrice di basket servono come materiale di partenza per esplorare l’infanzia del padre del regista nella Cina di provincia. Ancora, The Camera of Doctor Morris, di Itamar Alcalay & Meital Zvieli, mostra, grazie ai filmati familiari ritrovati, un eccentrico pilota delle forze armate britanniche e la sua giovane moglie che fuggono dall’Europa devastata del secondo dopoguerra e arrivano a Eilat, la città più meridionale del neonato Israele, per creare la propria nuova vita.
I filmati personali pullulano anche in Kapr Code, di Lucie Králová, la quale esplora la natura della memoria e della narrazione utilizzando i filmati amatoriali di Jan Kapr, compositore progressista e comunista, vincitore del premio Stalin, poi bandito nella Cecoslovacchia socialista: essi mostrano il suo umorismo, le sue lotte interiori e il suo desiderio di lasciare tracce per l’eternità. Anche No star, di Tana Gilbert, prende vita da un processo artistico di archeologia familiare, aprendo uno scambio intimo e lucido tra due donne di generazioni diverse, attraverso i filmati familiari registrati con una videocamera dalla suocera della regista.
Il video è protagonista anche nel film del duo di registi David Redmon e Ashley Sabin, Kim’s video, documentario sull’ascesa e la caduta del negozio di noleggio film newyorkese che ha formato per due decenni i cinefili della città.
La storia del cinema, poi, si ripresenta nel film Navigators, in cui Noah Teichner riflette sull’utilizzo di una nave, la “Soviet Ark”, che nel dicembre 1919 deportava dagli Stati Uniti 249 anarchici e radicali e che, cinque anni dopo, diventerà l’arredamento della commedia slapstick di Buster Keaton The Navigator. Invece, Mudos Testigos di Luis Ospina & Jerónimo Atehortúa, è un viaggio immaginario nella storia della Colombia (e del suo cinema) durante la convulsa prima metà del XX secolo attraverso filmati superstiti del cinema muto colombiano.
National Anarchist: Lino Brocka di Khavn De La Cruz, “frulla” materiali provenienti dai film del regista filippino che ricevette il premio National Artist — la più alta onorificenza conferita dal governo filippino — nel 1997, sei anni dopo la sua prematura scomparsa. Ancora, Jill, Uncredited di Anthony Ing è un viaggio lirico attraverso la cultura popolare e uno studio ossessionante di una vita vissuta fuori fuoco, quella della comparsa Jill Goldston.
Mast-del della regista iraniana Maryam Tafakory, parla di corpi e desideri proibiti, sia all’interno che all’esterno del cinema iraniano post-rivoluzione. E nel segno del corpo, anche il corto di Federica Foglia, Film negativo/positivo pone l’attenzione sulla materialità e sulla soglia labile tra sensualità umana e naturale, tema questo, che consuona con un’altra sezione del Festival chiamata La natura dell’archivio, novità di quest’anno dedicata alle contaminazioni tra archivio e mondo naturale; in programma un omaggio inaugurale a Eva Mameli Calvino, madre di Italo e prima donna in Italia a ricoprire una cattedra di Botanica.
Tra le tante tematiche trova ampio spazio l’attualità mediata dall’approfondimento della memoria, come in Trip After di Ukrit Sa-nguanhai, dove vediamo filmati di propaganda degli Stati Uniti nella Thailandia degli anni ’60, e in The Veiled City di Natalie Cubides-Brady, come parte di un’ampia riflessione sulla crisi climatica.
La politica del riuso dei materiali d’archivio viene tuttavia messa in discussione da Richard Misek con il suo A History of the World according to Getty Images, studio sulla proprietà, il profitto e il potere realizzato con filmati d’archivio provenienti principalmente dal catalogo online di Getty.
Accanto al concorso ufficiale, poi, gli spettatori del festival potranno partecipare a proiezioni in pellicola, retrospettive, incontri con registi e intellettuali e workshop con professionisti del settore. Uno degli eventi maggiormente attesi è l’incontro fissato per il 30 ottobre in Salaborsa con la scrittrice americana nata ad Antigua Jamaica Kincaid, protagonista della sezione Poetry, Diaries, Novels. La scrittrice, dopo oltre dieci anni, tornerà in Italia per dialogare col pubblico e approfondire la sua opera, che spazia dalla riflessione sulle ferite del colonialismo, ai rapporti intergenerazionali, fino alla ricerca di un’identità personale e culturale.
Archivio Aperto Atlas, la sezione dedicata all’esplorazione del cinema d’archivio di altri Paesi, pone l’attenzione sulle memorie private argentine tramite una selezione di sette film di famiglia girati tra gli anni Venti e gli anni Settanta conservati presso il Museo del Cine di Buenos Aires.
Altro evento immancabile nel panorama festivaliero è rappresentato dalla proiezione in anteprima italiana dell’ultimo film della giurata Fiona Tan – Dearest Fiona (2023, Paesi Bassi, 100’) – tra le più importanti artiste del panorama contemporaneo, nata in Indonesia e attiva in Olanda. La regista unisce qui filmati d’archivio datati dal 1896 fino alla fine degli anni Venti, provenienti dalla collezione dell’Eye Filmmuseum di Amsterdam, con la voce fuori campo di lettere scritte all’artista dal padre quando era una studentessa, alla fine degli anni Ottanta, creando un connubio di memorie visive e riflessive in grado di mostrare l’arrivo della modernità nelle fessure del passato.
La sezione fondante del Festival, Storie Sperimentali, dedicata allo sguardo retrospettivo sull’opera di filmmakers che hanno fatto la storia del cinema d’avanguardia, quest’anno omaggia Barbara Hammer, filmmaker femminista e lesbica radicale, vera e propria icona del cinema sperimentale militante. La produzione di Barbara Hammer è sconfinata: oltre 90 film e video in cinquant’anni di carriera, fra i quali ne sono stati scelti 12, tutti proiettati in pellicola 16mm, nei quali il tema del corpo lesbico si intreccia con la riflessione sulla cura, sulla storia e la memoria personale, sulla materia e i sensi come spazio e linguaggio del pensiero.
Per le celebrazioni dei 100 anni della pellicola in formato ridotto, presenti nelle sezioni Home Movies 100 e Archivi Vivi, protagonista sarà la pellicola 16mm, commercializzata un secolo fa nel 1923 e omaggiata con la proiezione di film amatoriali e sperimentali inediti. Al cuore della sezione Home Movies 100, una selezione dell’Almanacco, il progetto partito il 1° gennaio di quest’anno con la pubblicazione quotidiana di un filmato girato nel medesimo giorno tra gli anni Venti e Ottanta del Novecento: 365 brevi episodi per raccontare la Grande Storia del secolo che abbiamo alle spalle mediante gli archivi filmici in formato ridotto, passando in rassegna momenti privati e avvenimenti pubblici. Disseminate nella programmazione e al centro di un incontro saranno invece le pillole di Storie del formato ridotto, un percorso storico di interviste, spezzoni d’archivio e documenti sulla storia del cinema amatoriale e sperimentale in Italia accessibili sulla piattaforma homemovies100.it.
Infine, torna la sezione Art&Experimental Italian Film Collection, che presenta la produzione di artisti e filmmaker italiani tra i più significativi riguardo alla produzione in Super8 e negli altri formati ridotti: in programma le proiezioni in pellicola di Mortedison di Giovanni Rubino, Echo di Gianfranco Pardi e Uovo caverna di Mirella Bentivoglio.
“Pensare la memoria come atto creativo significa pensarla come laboratorio di costruzione del futuro, come materia con cui tessere le immagini per nuovi paesaggi, nuove relazioni, nuovi accadimenti”, scrive la direttrice artistica Giulia Simi nell’introduzione del catalogo. Ed in effetti, il patrimonio filmico e cinematografico dal quale i/le nuovi/e autori e autrici attingono per ripensare il passato, dire qualcosa sul presente e immaginare il futuro, diviene un campo di gioco aperto e immaginifico. Se è vero che, continua Simi, “non si dà futuro senza memoria, né si dà memoria senza futuro, perché mai l’atto del ricordo può chiudersi nella dimensione nostalgica del passato senza uno sguardo aperto all’avvenire”, allora la mostra di frammenti e piccole percezioni personali incapsulate nei filmati d’archivio diviene fonte inesauribile di storie, pensieri, riflessioni e visioni che non possiamo fare a meno di fare nostre.