Yianning (in nero) e la monaca sua insegnante Jia Xin (in bianco), nella prima inquadratura di The Assassin, rappresentano un po’ il concetto del Tai: lo yin e lo yang. Ma nel mondo, pare dire Hou Hsiao-hsien, non è tutto o bianco o nero, c’è il colore e nel colore i contorni si fanno meno netti. Negli interni la visione della ritualità/teatralità viene continuamente frustrata dall’erezione di una quarta parete diegetica, tendaggi o vapori, mentre in esterni è il linguaggio del cinema (campi lunghi, montaggio improvvisamente e brevemente concitato) ad impedire di saperne di più.
In fondo, ciò che conta è che il mondo del wuxia, così nettamente diviso tra buoni e cattivi, sia improvvisamente attraversato da dubbi dell’uomo moderno. I duelli finiscono con i due contendenti che prendono strade diverse. La nebbia non permette più di distinguere il bianco dal nero.